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La donna nell'antica societa indiana

Ecco quello che ci viene riferito circa la donna nel Veda, uno dei libri santi di riferimento del brahmanismo.("Gli scritti santi delle antiche religioni ", Ali Abdul Wahid Wafi, p.168") La legge bramanica fa una discriminazione tra l'uomo e la donna riguardo al valore umano e circa gli altri diritti: la donna non ha personalità  civile ed è assoggettata all'uomo nelle diverse tappe della sua vita. Durante l'infanzia è tenuta sotto tutela dal padre; nell'adolescenza, è assoggettata al marito e alla morte del marito, detta tutela viene trasferita ai suoi zii paterni e se non li ha, alle autorità . Non gode di nessuna libertà  in tutto l'arco della sua vita.

Lo statuto della donna nella società  indiana antica era simile a quello dello schiavo: era subordinata al marito, non disponeva di alcuna volontà  propria, anzi si poteva giocarla a scommessa e perderla in un gioco d'azzardo.

Non si rimaritava dopo la morte del marito, perchè non aveva il diritto di sopravvivergli: bisognava anche per lei morire incenerita nello stesso suo rogo. Si leggeva nei loro libri religiosi: "É bene per la donna buttarsi sulla legna apprestata per l'incenerimento della spoglia del marito. Quando la spoglia viene deposta, la vedova doveva farsi avanti velata, il prete brahmano le toglieva il velo, lei si toglieva i gioielli e gli ornamenti e li distribuiva ai suoi vicini; poi si scioglieva le trecce. Il prete faceva tre volte il giro tenendola dalla mano destra, poi gli incanti venivano pronunciati sul mucchio di legna. Doveva sollevare il piede del marito a livello della sua fronte in segno di sottomissione, poi doveva tornare a sedere vicino al capo del marito, ponendovi la mano destra. Infine si accendeva il fuoco e la si bruciava con il corpo del marito. Si pretendeva che ciಠle avrebbe assicurato la felicità  nell'aldilà  e che sarebbe rimasta in compagnia del marito in cielo per trentacinque milioni di anni... Con questo incenerimento la donna purificava da tutti i peccati la sua famiglia materna, la sua famiglia paterna come la famiglia di suo marito e lo stesso marito. Cosàì veniva considerata una delle donne pi๠pure, pi๠nobili.

Tale pratica era cosàì diffusa che per il solo decennio tra il 1815-1825, si contavano ben 6000 casi. Tale pratica era vigente fino alla fine del XIX ° secolo, data in cui fu abolita contro la volontà  dei preti indu.

Altra prova della disastrosa situazione in cui si trovava la donna in quell'epoca, questo passo tratto da libri sacri indu:"("La Civiltà degli Arabi"; G. Lebon)

"La sorte, il vento, la morte, l'inferno, il veleno, i serpenti ed il fuoco non sono mali peggiori della donna."

Accadeva che la donna avesse pi๠mariti; il suo statuto non differiva allora molto da quello della prostituta.